Attenzione: questo post va considerato una preview dell’articolo che potrete leggere nella giornata di venerdì su EPolisWeek Bari. Vi ricordo che la lettura di questo settimanale di approfondimento è gratuita, tanto in cartaceo, quanto in digitale tramite app. Quindi, davvero, non avete scuse. Ripeto: EPolisWeek Bari. Su FB basta scrivere EPolis Bari per cercare. E comunque troverete l’articolo linkato anche sulla pagina FB. Solo che, sarebbe bello se scaricaste la app e poteste leggere anche il resto del giornale. Non per semplice spirito di squadra, vi assicuro, si tratta di approfondimenti che riguardano la nostra città.
Allora: il discorso di preview che vi propongo riguarda l’ultima esecuzione di camorra avvenuta a Bari appena due settimane fa. A morire, sotto il piombo di un commando organizzato in modo militare, che ha risposto a codici di comportamento molto precisi, è stato Domenico Capriati, fu Sabino, nipote di Antonio e boss indiscusso del clan Capriati dal ’92/’93 ad oggi.
Nell’articolo troverete analizzata in modo sintetico ma chiaro la sua figura e la sua parabola di leader di un sodalizio che ha contribuito da protagonista a scrivere la storia della Camorra Barese. Di più, Domenico Capriati è – lo dicono le sentenze – il boss a cui si deve, indirettamente, anche la nascita del clan Strisciuglio, come reazione alle modifiche che egli aveva imposto al grande clan di Bari Vecchia.
Ancora, potrete leggere riflessioni sui luoghi dell’agguato: Japigia, Via Archimede. E capire perchè, spesso, nelle ricostruzioni storiche ma più ancora criminologiche e sociologiche, i luoghi NON SONO semplici palcoscenici.
Infine, riflessioni chiare anche sulle modalità di questo agguato. Così arcaiche e così diverse da quelle dell’aggressione in cui Walter Rafaschieri – altro nome ingombrante – ha perso la vita solo un paio di mesi fa. Riflessioni sul come queste morti ci parlino anche per come si sono declinate. E ci dicono che i tempi che abbiamo di fronte, come città e soprattutto come comunità, rischiano di essere davvero bui.
A venerdì, allora. Sulle pagine di Epolis!