La LB Edizioni sta facendo un lavoro interessante di riemersione di tutte le vecchie storie, molte delle quali dai più assolutamente ignorate, che riguardano la “malavita” barese del periodo pre-repubblicano. Per essere precisi, il periodo storico in esame con questo volume è quello che va dal 1861 fino al 1914. Tribunali regi, e regi carabinieri, dunque. E se col primo volume la LB aveva ricostruito il primo “maxi-processo” ante litteram alla “malavita barese” con questo libro, invece, scendiamo nel dettaglio di vicende personali. Il lavoro scandaglia una decina di vicende – una per capitolo – ed è corredato da interessanti appendici come un glossario tipico – dove ritrovare termini ormai dimenticati ma anche parole e gergali tuttora in uso presso le storiche famiglie di malavita – ed alcuni reperti fotografici di enorme interesse. Il lavoro è stato curato dal Sottufficiale dei Carabinieri Stefano de Carolis – attraverso il lavoro certosino di ricerca e lettura delle carte processuali del tempo, ed ha la prefazione del dottor Giuseppe Volpe.
Lavori come questo si dimostrano indispensabili, ai tempi nostri. Innanzitutto per raccontare e tenere viva la memoria su un fenomeno, quello della malavita barese, che è sempre esistito, nell’ombra, lì dove non si credeva possibile. Ancora, e di più, a studiosi del fenomeno criminale organizzato questo lavoro dice molto, moltissimo. Perchè getta una luce indispensabile a leggere come tradizionali e non d’importazione tanti degli stilemi con cui la nostra criminalità organizzata si è andata formando e riformando nel corso, ormai, di più di un secolo.
D’obbligo una precisazione sulla efficace scelta del titolo. “Con un piede nella fossa” (ed un forte abbraccio alla galera) è la conclusione della formula di affiliazione tuttora in uso nella Camorra Barese. Un segno chiarissimo di quella continuità di cui parlavamo poco sopra.